Il 40° convegno dell’ARAL a Castel Gandolfo

Oltre 150 apicoltori presenti al convegno annuale dell’ARAL – Associazione Regionale Apicoltori del Lazio, che si è svolto lo scorso 25 novembre a Castel Gandolfo. Immancabile appuntamento dell’apicoltura laziale che si ripete oramai da quaranta anni come ha ribadito, in un appassionato ed in molti tratti emozionante intervento di apertura, il dr.Coarelli, Presidente onorario dell’Associazione di apicoltori più rappresentativa della Regione Lazio.

Platea ARAL 2018Dopo la consegna delle targhe ai decani dell’apicoltura laziale, il Presidente dell’ARAL, Vittorio Di Girolamo, ha introdotto i lavori evidenziando lo stretto collegamento tra il programma delle relazioni e le attività che l’Associazione intende svolgere nel 2019.

Valorizzazione dell’ape italiana autoctona anche attraverso la gestione di piani di selezione da attuare in areali di fecondazione protetta appositamente istituiti e regolamentati, sulla falsariga dell’esperienza friulana dell’Associazione per l’Ape Carnica Friulana, presentata dal dr.Alessandro Manzano, è stato il primo intervento della giornata. Di Girolamo, a tal proposito, ha ribadito che l’impegno dell’ARAL è tutto orientato verso la ligustica che rappresenta un patrimonio esclusivo dell’apicoltura italiana che tutti abbiamo il diritto/dovere di tutelare non solo in un’ottica di carattere naturalistico ma anche e soprattutto per il suo valore economico.

Lo stesso Di Girolamo, dopo aver introdotto la relazione del rappresentante dell’Istituto Zooprofilattico Lazio Toscana che ha presentato i risultati delle sperimentazioni di campo effettuate per testare l’efficacia di nuovi prodotti acaricidi (molte delle quali svolte nell’apiario didattico di Roma messo a disposizione proprio dall’ARAL), ha ricordato che l’apicoltura non è solo miele ma è anche tanti altri prodotti come, ad esempio, il polline. Molto interessante, a tal proposito, è stato lo scambio di esperienze di campo che ha caratterizzato l’intervento di Mario Ambrosino, produttore professionista campano di polline e Presidente dell’Associazione Interprovinciale Apicoltori Casertani e Napoletani. Nel confronto è emerso chiaramente che il polline è una produzione delicata che necessita di attenzione e competenze come e più del miele. Molto apprezzata la degustazione del polline “fresco” di edera, tipico dell’area vesuviana dove opera Ambrosino; degustazione che ha evidenziato le qualità organolettiche del prodotto monofloreale e fresco ben diverse da quello indifferenziato ed essiccato.

La presentazione del Progetto dell’Apiario di Comunità, svolta da Riccardo Terriaca, amministratore del Gruppo Apistico Paritetico VOLAPE, è stata accolta con grande interesse suscitando non poca curiosità tra i partecipanti. La costituzione di apiari produttivi gestiti da gruppi di apicoltori coordinati da tutor qualificati è la risposta sperimentale che VOLAPE ed ARAL propongono per affrontare il problema definito, un po’ provocatoriamente, come l’apicoltura della terra di mezzo. Cioè quella zona grigia costituita da tanti apicoltori che si sono avvicinati all’allevamento delle api, hanno acquisito le nozioni di base ma che trovano ancora difficoltà a rendere produttivo il loro allevamento, ottenendo annualmente risultati non soddisfacienti.

Le sfide che intende affrontare l’ARAL nel 2019 sono tutte importanti e complicate ma, nello stesso tempo, necessarie per disegnare un futuro dell’apicoltura più coerente con le reali aspettative degli apicoltori e dei consumatori dei prodotti dell’alveare; sfide che necessitano della presenza di Associazioni autorevoli che si devono nutrire quotidianamente della presenze, anche critica quando serve, della propria base associativa “Invito tutti i soci ad essere vicini all’Associazione, a contribuire alla vita associativa in maniera concreta, per consentire alla stessa di trovare il vigore necessario a proseguire sulla strada della rappresentanza e della tutela degli interessi comuni; una rappresentanza che non è e non vuole essere autoreferenziata ma espressione di una comunità territoriale che condivide passioni ed aspettative e che ritiene la forza dello stare insieme indispensabile alla crescita dei singoli. Superorganismo alveare docet” ha concluso Di Girolamo.

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