Blocco della covata per ridurre l’impatto della Varroa

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Il blocco della covata dell’ape regina, come biotecnica di controllo delle infestazioni da varroa, è un’idea che appassiona. Già all’inizio degli anni ’80 la FAI presentò, per prima, un telaino trappola per il confinamento dell’ape regina. Una tecnica messa a punto, allora, dal Dr. Raffaele Bozzi, di Serravalle Pistoiese (PT), che in quegli anni era attivamente impegnato in una capillare opera di sensibilizzazione degli Apicoltori italiani sui metodi – naturali e chimici – di controllo della varroa che stava infestando l’intero patrimonio apistico nazionale. Oggi, a distanza di venti anni, quell’idea è ancora valida e, con qualche perfezionamento, è stata riattualizzata da Apicoltori che hanno raccolto il testimone dei loro predecessori.

Al brevetto di Bruno Mozzato di Campodoro (PD), già presentato su federapi.biz e su APIMONDIA Italia, si aggiunge ora quello di Dante Scalvini, di Bagolino (BS) con diversi aspetti innovativi.

La Gabbietta Scalvini attiva il blocco di covata in funzione anti-sciamatura, il blocco di covata estivo in funzione del trattamento tampone e il blocco di covata autunnale nelle zone dove non si assiste alla interruzione della covata: tutte condizioni che riducono sostanzialmente l’impatto della varroa e la conseguente efficacia dei trattamenti disinfestanti contro questo parassita ormai endemico in tutti gli allevamenti apistici.
Il brevetto Scalvini, certamente consigliabile per gli Apicoltori di piccola e media dimensione aziendale, appare adeguato anche per chi conduce allevamenti apistici di grande dimensione e intenda impegnarsi per una conduzione meno stressante degli alveari. Una soluzione, in ultima analisi, per ottenere prodotti apistici di qualità e privi di residui nocivi per la salute delle api e dell’uomo.
L’ennesima conferma, in conclusione, che controllare la varroa con le biotecniche è possibile e che in Italia le risposte giunte finora sono variegate e tutte meritevoli di essere adottate.

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